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16 settembre 2015

CARTOLINE CALABRESI


18 anni.
18 anni esatti che non tornavo in vacanza in Calabria, e l'ho trovata esattamente come me la ricordavo: posti stupendi, sapori buonissimi e spiagge da urlo!
Fin da quando ero piccola le settimane di luglio erano quelle che si passavano a Botricello, subito prima di scappare a scorrazzare per un mesetto nell'animata riviera romagnola, ma non appena ho finito le scuole e ho cominciato a lavorare, ho messo da parte sia i fichi d'India che le piadine e ho cercato di esplorare quanto più possibile il mondo, da est a ovest e da nord a sud, cosciente del fatto che un giorno mi sarei presa una pausa dai lunghi viaggi in aereo e dalle mete esotiche per tornare alle morbide paste di mandorla calabresi...

E questo anno molto speciale era proprio quello giusto, quindi abbiamo infilato 4 cose in valigia e siamo tornati per una decina di giorni nella casa di vacanze della mia infanzia, dove non ho ritrovato solo zii e cugini ad aspettarmi, ma quotidiane riconferme dei ricordi lontani che avevo: la bianca spiaggia a due passi da casa, le acque e i panorami spettacolari di Pietragrande e Caminia, la pizza rossa e le paste alle mandorle di Mezzotero, le spettacolari distese di fichi d'India che ti accompagnano in ogni spostamento, gli ulivi e le viti con appesi  i grappoli giganti che si trasformeranno presto in vino Ciró, le brioches ripiene di crema chantilly e crema al pistacchio, i peperoncini rossi e piccantissimi, le bellissime ceramiche degli artigiani di Squillace, il profumo di caffè tostato che esce dalla fabbrica del Caffè Guglielmo quando passi dalla spiaggia di Copanello, il panorama de Le Castella illuminate di notte, il traffico di Catanzaro Lido, il latte di mandorla ghiacciato il pomeriggio,  insomma l'elenco è infinito...!



Questi 10 giorni sono passati veloci, tra mattinate in spiaggia e pisolini al fresco il pomeriggio, ad arrostirci sul pedaló persi nel blu e verde del mare, (ricordate che le foto piu belle alla costa si fanno proprio dall'acqua), e rimpinzandoci con cene da 10 portate per pochi euro, facendo passeggiate sotto la luna piena e organizzando qualche gitarella fuori porta... il tempo passa veloce quando si sta bene.

E così una giornata ce ne siamo andati a Pietragrande, (il cui panorama da solo varrebbe un viaggio), e ce ne siamo stati una giornata intera a mollo nel mare e a goderci i tuffi dei più coraggiosi che, dopo aver scalato la roccia più alta, si lanciavano da 13 metri di altezza senza paura; abbiamo guidato verso la verde costa tirrenica a caccia di spiagge da sogno e le abbiamo trovate: la spiaggia del Tono a Capo Vaticano (dove vi sembrerà di fare il bagno in una piscina da quanto è azzurra e chiara l'acqua), e la cittadina di Tropea, soprannominata non a caso "la perla del Tirreno"; andate a passeggiare tra i suoi vicoli storici pieni di ristorantini e artigiani della ceramica fino a sbucare sulla terrazza che sovrasta l'azzurro accecante del mare e, proprio davanti a quel panorama sul bianco santuario costruito sulla cima di una roccia, capirete perché questa piccola città dalle case costruite sul fianco di una rupe è conosciuta in tutto il mondo!



A questo punto, Jonio o Tirreno, questo è il dilemma.... anzi no! Ovunque decidiate di stare potrete visitare anche in una sola settimana sia est che ovest (i piú furbi faranno anche una capatina a Sud per rifarsi gli occhi con i Bronzi di Riace e una gita sulle montagne della Sila per una bella scorpacciata di funghi); tenete conto che dalle "mie" spiagge joniche si raggiungono le spettacolari Capo Vaticano e Tropea in poco meno di 2 ore, e viceversa! Quindi basta prepararsi il pranzo al sacco il giorno prima, (non siate timidi: frittata di pasta, panini con provola fresca e capicollo, pomodorini, frutta, caffè freddo, ecc...), un pallone, e via in gita fino a sera!

E una gita non è una gita senza la frittata di pasta dello zio, quindi vi lascio la ricetta, voi fatene buon uso:

per 6 persone

500 gr di spaghetti (meglio se grossi)
5 uova
parmigiano grattugiato quanto basta
qualche ciuffo di prezzemolo
olio, sale

Cuocete gli spaghetti come fareste normalmente, scolateli, metteteli in un'insalatiera e conditeli con un filo d'olio perché non si attacchino tra loro, e lasciateli raffreddare.
In un piatto sbattete bene le uova con qualche cucchiaio di parmigiano, un pizzico di sale e il prezzemolo tritato; fate scaldare un po' di olio in una padella e versate il condimento sugli spaghetti ormai freddi e mescolate bene.
Versate la pasta nella padella e dategli la forma di una torta o appunto di una frittata, quando avrà fatto la crosticina su un lato, giratela sull'altro con l'aiuto di un coperchio e finite di cuocere.
Fate intiepidire, incartatela e una volta in spiaggia tagliatela a spicchi e gustatevela guardando il mare dopo un bel bagno!



Ora vi devo dare una brutta notizia invece: al vostro rientro in aeroporto dovrete pagare il supplemento per l'eccedenza bagaglio, perché la vostra valigia sara piena di...

'nduja (rigorosamente di Spilinga)
un vassoio di paste di mandorla
liquirizia in tutte le sue declinazioni (polvere, liquore, ecc..)
bergamotto in tutte le sue varianti (miele, caramelle, essenze, ecc..)
una cassa (o più) di vino Ciró
salumi e formaggi in quantità
sacchetti di carta pieni di olive al forno
ceramiche artigianali (andate a farvi un giro a Squillace...)
liquore al caffè Guglielmo da bere ghiacciato (il mio preferito) 
Amaro del Capo (il preferito di tutti gli altri)
fichi d'india multicolor e fichi neri dolcissimi
le patate della Sila, il peperoncino di Soverato e le cipolle IGP di Tropea

Allora, vi ho convinto?

28 dicembre 2014

MARMELLATA DI ARANCE (LA MIA PREFERITA)



Ultimo post del 2014! 

Incredibile ma vero un altro anno é passato alla velocità della luce.
Per fare il classico consuntivo sono andata a riguardarmi di cosa ho parlato quest’anno, e sebbene avrei potuto senz’altro impegnarmi di piú, mi sono ritrovata a ricordare il perché di alcuni post in particolare, e più di una volta mi é venuto da sorridere; ho parlato di scenografici gnocchetti di (introvabili) patate viola, di pane gluten free, della buonissima crostata nocciolina che devo assolutamente rifare, di un’esotico salmone grigliato con il profumato riso al cocco, dell’ennesima versione della torta di mele (stavolta con le nocciole), dei gamberi piccanti all’orientale, delle sfiziose polpettine del compleanno di mon amour a base di zucchine e gamberi, della sangria ghiacciata e profumatissima che ci siamo scolati in una calda sera d’estate, del roast beef più veloce del west, di una panna cotta dai colori e sapori più classici in assoluto (cocco e fragole!), dell’esperimento riuscito dei miei primi samosas, della spettacolare tajine di agnello che ci siamo gustati in una sera di fine estate prima di andare ad un concerto all’aperto, dell’insalata di quinoa dal sapore mediorientale (ma soprattutto svuota-dispensa), dei mitici galletti ripieni preparati per la cena dei Tessy, e poi ancora qualche viaggetto, da Chicago a Londra, da Milano a Brooklyn, senza dimenticare il post sul nostro matrimonio in occasione del primo anniversario….. insomma: INTENSO QUESTO 2014!

Ma torniamo ad oggi, voglio chiudere questo anno con una cosa che non avevo mai fatto prima, qualcosa di nuovo, anche se super semplice e adatto a tutti: la marmellata.
La cosa più difficile? Non mangiarsela tutta con il cucchiaio direttamente dalla pentola!
Solitamente si sente parlare sui blog di marmellata soprattutto durante l’estate, d’altronde sappiamo quali sono le stagioni di albicocche, pesche e fichi, ma la mia marmellata preferita in assoluto é quella di arance, ecco perché la stagione perfetta é questa: a gennaio saremo travolti da carichi di arance di diverse qualità nei mercati, quindi cominciate a prendere nota e a comprare un bel barattolo!

Non avendo mai fatto prima una marmellata, ma avendo sempre visto mia mamma farle, ho attinto un po’ ai ricordi, un po’ ad internet (Giulia in primis), e un po’ ai libri (l’Artusi innanzitutto), quindi mi sono fatta un’idea sul procedimento in generale (tutti la fanno in maniera diversa ma a me interessava capire le proporzioni tra frutta, acqua e zucchero) e poi come sempre ho fatto ad occhio e di testa mia; il risultato? buonisssssssima!

Queste qui sotto sono dosi piccole, ne viene fuori un solo barattolo, ma sconsiglio a chiunque di cominciare a fare una marmellata in quantità industriali, primo perché comunque ci vuole tempo, e secondo perché ognuno ha il suo gusto, ed é giusto capire prima con poco spreco se ci piace più o meno dolce, anche perché le arance non sono tutte uguali, ci sono più dolci e più amare.

Le mie erano arance naturali calabresi, con il senno del poi ci avrei messo un po’ meno zucchero perché io amo i sapori forti e l’amaro in generale, ma in realtà alla fine é andata bene così perché é piaciuta anche a mon amour che notoriamente invece ODIA tutto ciò che é amaro…

Un’avvertenza: se ci tenete ad una marmellata dal colore chiaro e arancione dovrete usare o uno zucchero semolato (quello bianco) o uno di canna; io che in casa ormai ho solo quello integrale, ho ottenuto una marmellata forse meno scenografica dal punto di vista del colore perché più scura, ma davvero ottima come sapore, con delle note quasi caramellate che sono tipiche di questo zucchero anche quando lo usate nelle torte, quindi a voi la scelta!


Ingredienti per 1 barattolo di marmellata:

5 arance non trattate
2 limoni non trattati
300 gr di zucchero (io integrale di canna)
700 ml di acqua
1 stecca di cannella


Cominciate la sera prima: lavate con cura le arance, asciugatele, e in un’insalatiera raccogliete la loro scorza  e quella dei due limoni utilizzando l’apposito aggeggio oppure un coltellino molto affilato, é fondamentale che non prendiate il bianco che la renderebbe immangiabile; spremete sopra le scorzette il succo delle arance con tutta la polpa, eliminate eventuali semi, aggiungete l’acqua, coprite e mettete in frigo per 1 notte.

La mattina dopo versate tutto in una pentola antiaderente, (io nella nuovissima pentola in ghisa bianca dell’IKEA che mi ha portato Babbo Natale in persona!), mescolate, coprite, e fate cuocere a fiamma bassa per un paio d’ore mescolando di tanto in tanto.
A questo punto aggiungete lo zucchero e il succo dei 2 limoni, mescolate bene finché si sarà ben sciolto e coprite per almeno un’altra ora, dovrà bollire  e restringersi fino a quando sarà di vostro gusto.

La regola dice che la marmellata é pronta quando mettendone una goccia su un piattino questa rimane lí senza scivolare via o quasi….. io invece vi dico fate come vi pare: io l’ho tenuta un po’ più lenta e raffreddandosi ha assunto una consistenza fantastica, densa e brodosa allo stesso tempo, una meraviglia!
Non appena ho spento il fuoco ho spezzato in 2 una lunga stecca di cannella e ce l’ho messa dentro, volevo che ne prendesse solo un leggero profumo, senza predominare quello di arancia che deve rimanere l’aroma principale, ma potete anche non metterla se non l’avete in casa.

Versatela calda in un barattolo lavato in lavastoviglie con il ciclo completo, tappate e capovolgete.
Visti i pochi trattamenti legati alla conservazione vi consiglio di farla fuori nel giro di un paio di mesi al massimo (la mia non durerà nemmeno un paio di settimane), se invece ne fate di più (moltiplicando semplicemente le dosi sopra indicate), vi consiglio di sterilizzare i barattoli prima e dopo averli riempiti, facendoli sobbollire in una pentola dove avrete inserito anche un canovaccio per fare in modo che non sbattano tra di loro.

(ora vado a mangiarmene un’altra cucchiaiata)


6 febbraio 2012

E 'MIEZZ PACCHERI CON 'NDUJA E MAZZANCOLLE


Questo è sicuramente un esperimento ben riuscito!
Rientrata dalla grande mela con il frigo completamente vuoto, (a parte qualche solitario vasetto di conserve casalinghe ed un trancio di speck), urgeva trovare qualcosa di commestibile prima dell'arrivo del giorno della spesa.

La prima sera ho pescato dal freezer un trancetto di rana pescatrice e un trancetto di polpo, (compro sempre e solo polpi giganti e ciccioni perchè più teneri, ma visto che sono grandi come mostri marini li porziono in singoli sacchettini e li congelo, così quando voglio farmi un'insalatina o altro son lì a disposizione), e mi sono preparata delle buonissime linguine con rana pescatrice e bottarga con un polpetto alla griglia come secondo; sabato a pranzo invece ho acchiappato un sacchettino di mazzancolle surgelate e le idee sono state molte: noodles pad thai aggiungendo le uniche verdure sopravvissute (2 carote e 1 cipolletta), un risottino ai gamberi sporcato solo da 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro, oppure... ma mica ho ancora in frigo quel favoloso pezzettone di 'nduja comprato in fiera?? Neanchè il tempo di rispondermi che la pentola con l'acqua era già sul fuoco e lo scalogno stava appassendo in padella...!

Per una peperoncino-dipendente come me questo è un piatto fantastico, pero' vorrei che anche chi non mangia peperoncino abitualmente non si spaventi: la 'nduja non è necessariamente piccantissima, non lasciatevi scoraggiare dal colore rosso fuoco, la vera 'nduja ha una consistenza cremosa, un profumo molto particolare ed è sì piccante, ma non una cosa esagerata e poi, se qualcuno volesse smorzarne un po' la "forza", basta allungarla con qualche cucchiaio di passata di pomodoro e il gioco è fatto!

Credetemi però, è da provare, e poi scusate: è di gran moda andare a mangiare messicano, spalmare di wasabi qualsiasi cosa e ingurgitare cibo indiano speziatissimo e poi ci sconvogliamo quando si tratta dell'umile peperoncino calabrese?? E' buonissimo, versatile, ricco di vitamina C, stimola la circolazione sanguigna e funge da scudo per difenderci dalle infezioni, cosa volete di più!

E della giornata di ieri ne vogliamo parlare?? IDENTITA' GOLOSE DAY!
Certo che ne parleremo, ma nel prossimo post, quindi statemi pronti che ho fatto un sacco di foto!


Ingredienti x 2 persone:

200 gr di mazzancolle
1 scalogno
'nduja di Spilinga qb (io una bella fettona)
olio, sale


Più veloce a farlo che a scriverlo: mettete l'acqua per la pasta a bollire e nel frattempo fate scaldare un po' d'olio in una padella con uno scalogno affettato finemente.

Sbucciate i gamberi, eliminate il filetto nero, sciacquateli e lanciateli in padella, alzate la fiamma e fateli cuocere per un paio di minuti, finchè diventeranno belli rossi; salate leggermente e spegnete il fuoco.

Spezzettate con le mani la 'nduja e aggiungetela ai gamberi, scioglietela aiutandovi con un cucchiaio ma mi raccomando fatelo a fuoco spento altrimenti i semini rischiano di diventare amari, aggiungete un mestolo dell'acqua di cottura della pasta e tenete da parte.

Scolate la pasta al dente senza eliminare del tutto la sua acqua, versatela in padella, alzate la fiamma al massimo e fate saltare per un paio di minuti, finchè l'acqua si sarà trasformata in una bella cremina, impiattate e stappate ovviamente una bella bottiglia di Cirò nero!

Nota: se volete smorzare un po' il piccante, dopo aver rosolato lo scalogno aggiungete qualche cucchiaio di passata di pomodoro e un pizzico di sale, fate cuocere 3/4 minuti a fiamma dolce e poi aggiungete i gamberi e continuate da qua con la ricetta.



14 aprile 2011

LA CROSTATA CON LA MARMELLATA


Eccomi, sono tornata.
E' stato un periodo un po' incasinato, triste e intenso, fatto di viaggi, di persone e di luoghi ritrovati in cui non tornavo quasi da quando ero bambina...
Alla fine tutto questo si è concluso con una frenetica capatina a Madrid in compagnia di una futura sposina e della sua damigella, quindi ho come l'impressione di aver fatto un lungo giro all'interno di una centrifuga..!

Nel giro di 2 settimane mi sono ritrovata tra le spiagge, le ceramiche e i borghi barocchi della Calabria, pochi giorni dopo ero già tra i viali lussureggianti del Parco del Buen Retiro della capitale spagnola tra paella e croquetas deliziose!
Insomma colori, luoghi e profumi stupendi, anche se per un po' ho dovuto trascurare il mio blog, ma ora sono tornata alla base e quindi cercherò di recuperare!

Di Madrid ne parlerò più avanti in quanto ho trovato qualche indirizzo di quelli "giusti" che vorrei consigliarvi, mentre per quanto riguarda la Calabria rifatevi gli occhi guardando qua (sorry per la qualità.. sono foto scattate col cellulare):




































































E quale miglior modo di tornare a parlare di cucina se non con una ricetta classica che più classica non si può?
Io personalmente ogni volta che penso ad una torta, le prime due immagini che mi vengono in mente sono quelle della torta di mele e della crostata con la marmellata.

Il profumo che si sprigiona dal forno, la scelta della propria marmellata preferita ogni volta diversa, la variante golosa a base di nutella e nocciole, sono sempre una buona scusa per mettersi all'opera!
Le mie versioni preferite rimangono questa con la marmellata di fichi fatta dalla mia mami (magari con l'aggiunta di qualche mandorla pelata), quella di arance con le scorzette e la cannella e quella con la confettura di fragole e i chiodi di garofano ridotti in polvere che smorzano il sapore altrimenti troppo dolciastro dandogli un pizzicore piacevolissimo; insomma anche con una semplice crostata si possono stupire amici e familiari proponendone sempre una versione diversa ma sempre golosa!

E per quelli di voi che stanno già meditando di portarne una in regalo per la padrona di casa che vi ha invitato a cena il prossimo week-end, vi dico che ho appena scoperto che non si fa!
Ebbene si, popolo di cafoni uniamoci: Csaba e il galateo hanno sentenziato forte e chiaro che non si va a casa dalla gente a cena portando in dono bottiglie di vino (non sappiamo cosa verrà cucinato quindi non possiamo prevedere abbinamenti), mazzi di fiori (non possiamo mettere in imbarazzo la padrona di casa che deve smettere di cucinare per occuparsi di mettere i fiori in un vaso che magari non ha) e per ultimo non ci si presenta con dolci, pasticcini e dessert vari (in quanto la padrona di casa avrà già provveduto alla "dolce" conclusione del pasto che non deve essere messa in secondo piano rispetto a quello che è stato portato...)
Alzi la mano chi non ha mai fatto almeno una di queste 3 mosse sbagliate! Io personalmente le ho fatte più volte tutte e 3, fiori magari la prima volta che vado a trovare qualcuno nella casa nuova, vino quando non si sa cosa portare e dolci ogni volta che mi è stato richiesto!
La raffinata Csaba suggerisce di portare piuttosto un pensiero per la padrona di casa appositamente pensato per lei, un libro, della musica, ecc...

Vabbè, per quello che mi riguarda se la mia mamma continua a portarmi delle crostate come questa preparata per il mio onomastico, le regole dell'etichetta possono anche volare dritte fuori dalla finestra!

La ricetta per questa base della crostata è quella riportata sulla scatola della farina per crostate e biscotti della Molino Vigevano, quindi ve la copio pari pari:


Ingredienti:

250 gr di farina per crostate e biscotti Molino Vigevano
1 bustina di lievito Oroflora per dolci
125 gr di zucchero
125 gr di burro
1 uovo intero + 1 tuorlo
la scorza grattuggiata di arancia o limone
1 pizzico di sale
la vostra marmellata preferita qb





Impastate la farina con il lievito e formate una fontana; al centro mettete il pizzico di sale, lo zucchero, il burro, l'uovo e il tuorlo; profumate il tutto con la scorza grattuggiata del vostro agrume preferito e lavorate velocemente il tutto fino ad ottenere una palla.

Avvolgete la pasta in un foglio di alluminio e mettete in frigo per almeno 1 ora.

Con l'aiuto di un mattarello, tirate la pasta fino ad ottenere uno spessore di 3/4 mm e, dopo averla sistemata in una teglia rivestita con carta da forno, farcitela con la vostra marmellata preferita (io quella di fichi della mia mamma!)

Decorate con le classiche strisce di pasta piutosto che con dei fiorellini o altro, infornate in forno preriscaldato a 200° per circa 15 minuti finchè sarà dorata e il suo profumo vi avrà invaso la cucina!


23 febbraio 2011

ETERNI SAPORI DI CALABRIA


Ormai lo sapete, culinariamente parlando posso definirmi 50% pugliese e 50% calabrese, una vita intera a Milano infatti non è servita a farmi appassionare a piatti come l'ossobuco, la polenta col latte o ancora peggio alla cassoeula... proprio non ce la faccio.
Adoro la Milano dei risotti e delle cotolette a orecchia di elefante, ma finisce qui, sono stata cresciuta a cime di rapa e peperoncino (non necessariamente nello stesso piatto, ovvio!) e questo è quanto!

Ogni anno quando i miei tornano dalle vacanze in Calabria arrivano praticamente con la macchina impennata da quanta roba c'è nel baule: provole, salami, pancette, origano, tegami in coccio, cipolle rosse, ceramiche, vino, pomodori secchi, caffè, n'duja, friselle... l'elenco è lunghissimo, ma di sicuro il Re incontrastato è sempre lui: il peperoncino.
In crema, sott'olio, fresco, in pianta, in polvere, insomma qualunque consistenza vi venga in mente.. ce l'abbiamo! (Se volete dare una sbirciata alla mia dispensa guardate QUI)

Solo due cose non mi hanno mai portato: la marmellata di cipolle rosse di Tropea e quella di peperoncino!
Ed è infatti cercando questi due prodotti su internet che mi sono imbattuta in Eterni Sapori di Calabria: praticamente tutta (o quasi) la tradizione calabra a portata di mouse!

Ho scritto quindi ai proprietari di quest'azienda a conduzione familiare, che ha come scopo quello di promuovere l'immagine e la cucina della loro terra attraverso la diffusione della sua gastronomia, gli ho fatto i complimenti per la grande varietà di prodotti proposti e ho confessato la mia passione per peperoncino & co.
E loro, come degli ottimi padroni di casa, mi hanno subito aperto la loro "cucina" offrendomi un abbondante e goloso assaggio, GRAZIE!!

2 confezioni di pasta fresca (al più presto su questi schermi i fusilli alla pastora!)
3 barattoli di sughi pronti e molto saporiti: alle olive verdi, alle melanzane a alla mia adorata 'nduja
1 vasetto di tonno sott'olio al finocchietto che non vedo l'ora di assaggiare
1 vasetto di spicchi d'aglio sott'olio al peperoncino con cui andrò ad insaporire il pollo arrosto o altro
la tanto agoniata marmellata di cipolle rosse di Tropea (grazieeee vi adoro!)
1 vasetto di crema di castagne silane infornate con il cioccolato fondente... (dev'essere una goduria!)

Che ve ne pare? Ho stuzzicato la vostra curiosità??
Se volete sapere qual è la mia di top ten invece, date un occhio qua:

le friselle (perchè tra un po' arriverà il caldo e cosa c'è di meglio per cena di una bella frisella al pomodoro, basilico e peperoncino fresco?)
i funghi rositi sott'olio (perchè sono i miei preferiti e ogni volta che mami e papi me li portano per me è una festa!)
la pitta 'nchiusa (perchè la Calabria non è solo piccante)
la grappa al peperoncino (per stupire gli amici con un regalo insolito!)
la sopressata (non devo aggiungere nulla, giusto?)
le melanzane sott'olio (perchè se esistesse una bandiera della Calabria probabilmente queste ci starebbero sopra)
la salsiccia (perchè è il mio salume preferito)
il liquorice (perchè non tutti sanno che liquirizia e calabria vanno a braccetto)
i peperoncini ripieni al tonno (per un regalino originale e anche un po' scenografico)
la bomba... (perchè una volta assaggiata non potrete più stare senza!)

E' stata davvero dura scegliere, ma alla fine ce l'ho fatta.. avrei voluto mettere molte più cose ma 10 mi sembravano piu' che sufficienti per darvi un'idea..

Ora vi saluto e come direbbero Marco e Anna... l'appetito vien cliccando!


6 agosto 2010

GLI ARANCINI DELLA MAMI


Nella mia famiglia tutti adoriamo gli arancini!
Purtroppo, nonostante siano molto semplici da fare, non si mangiano tanto spesso perchè comunque la preparazione richiede del tempo.. e allora che si fa?
Una volta che ne avrete preparato una bella quantità non farete altro che farli raffreddare bene quando ancora sono crudi mettendoli in frigorifero (quindi non fritti!), e poi quando si saranno un po' induriti non farete altro che trasferirli ben sigillati in freezer!
All'occorrenza basterà pescare dal freezer il numero di arancini che serve, scaldare molto bene l'olio fondo in un tegame a bordi alti con la fiamma bassa e via!
Li friggete 5 minuti per lato e vedrete che saranno come appena fatti!

Gli arancini, o le arancine, sono un'altro esempio dell'ottima cucina siciliana, e come tutte le ottime ricette che si rispettino, si prestano a essere modificate a proprio piacimento!
A Lampedusa li mangiavo a giorni alterni con il ragù di carne e piselli oppure con prosciutto cotto e un po' di besciamella, a casa mia invece, (dove i salumi e i formaggi calabri occupano prepotentemente un intero ripiano del frigorifero), abbiamo la nostra versione che vi consiglio assolutamente di provare!
C'è chi sporca il riso con un po' di sugo (come noi), chi preferisce lasciarlo bianco e chi ancora preferisce dargli un colore dorato con un po' di zafferano, difficile dire quale siano i più  buoni o gli originali!

Anche i ripieni possono scatenare la vostra fantasia: ragù di carne o di pesce, funghi, salsiccia, spinaci, melanzane, le possibilità sono davvero tante, quindi perchè non provarle tutte??

Per una volta ho voluto mostrarvi la ricetta passo passo, questo per dimostrare anche ai più scettici che è solo questione di tempo e non di difficoltà!

Ingredienti x 28 arancini:

625 gr di riso Arborio
5 uova
5 cucchiai di parmigiano grattuggiato
1 tazza di piselli già lessati
1 tazza di passata di pomodoro
salame o salsiccia piccante qb
provola silana o mozzarella qb
pane grattuggiato per impanare
sale, olio evo delicato per friggere

Riempite per metà la pentola che solitamente usate per fare la pasta: questo è in realtà l'unico passaggio critico perchè ognuno di noi ha le sue pentole e non è facile quantificare.. il concetto è cmq questo, il riso deve cuocere in poca acqua in modo che l'amido non si perda e renda il tutto "cremoso" facilitando poi la "tenuta" degli arancini. In pratica una volta che il riso sarà cotto, dovrete avere solo un piccolo strato di acqua che lo ricopre, come se l'avesse assorbita tutta, in questa maniera avrete dei chicchi belli gonfi.

Salate l'acqua e quando questa bolle buttate il riso e fate cuocere finchè sarà cotto, di solito 15 minuti. Spegnete il fuoco, lasciatelo lì un paio di minuti e poi versatelo in un colapasta lentamente avendo cura di salvare in un piatto fondo un po' dell'acqua di cottura che sarà a questo punto molto densa.
Lasciate intiepidire.

In un tegamino preparate un sughetto semplicissimo che servirà solo a "sporcare" il riso, infatti a noi non piace che siano troppo rossi; salatelo leggermente e fatelo cuocere 5 minuti circa a fiamma bassa, spegnete il fuoco e mettetelo da parte.

Tagliate a pezzettini e mettete da parte la salsiccia piccante, la provola e i piselli, così da averli pronti all'occorrenza; le quantità sono assolutamente a piacere,  dipende se vi piacciono con più salame, con più mozzarella o che altro.. diciamo che una quantità di partenza potrebbe essere 100 gr di ognuno e poi man mano che vi serve ne tagliate al momento qualche altro pezzetto, in modo da evitare sprechi.


Preparate ora una capiente insalatiera dove andrete a mettere il  riso e un bel vassoio a bordi alti dove metterete abbondante pane grattuggiato.

A questo punto versate il riso nell'insalatiera e, con l'aiuto di un cucchiaio, aggiungete prima la salsa di pomodoro e mescolate finchè non sarà tutto uniforme; quando il riso sarà tiepido aggiungete tutte le uova e il parmigiano grattuggiato e amalgamate il tutto sempre con l'aiuto di un cucchiaio.



Siete ora pronte a confezionare i vostri arancini: mettete una cucchiaiata di riso nell'incavo della vostra mano, farcitelo con un pezzetto di provola, di salame e con qualche pisello, coprite con un'altra cucchiaiata di riso e formate una palla.




Appoggiatela sul pan grattato e, facendovi aiutare possibilmente da un'altra persona, impanate molto bene tutti gli arancini; man mano che son pronti appoggiateli su un vassoio e andate avanti finchè avrete terminato tutti gli ingredienti.


Ora che gli arancini son pronti dovete solo decidere quanti ne dovete friggere da mangiare al momento, tutti gli altri metteteli un paio d'ore in frigo e poi riponeteli ben chiusi in freezer così che potrete decidere di gustarli quando vi pare.



In un tegame possibilmente non troppo grande e dai bordi alti, mettete ora a scaldare a fiamma bassa (importante!!) dell'olio extra vergine leggero, quando sarà ben caldo (ci vorranno almeno 10 minuti), friggete pochi arancini per volta finchè saranno ben dorati, metteteli ad asciugare l'olio in eccesso su dello scottex e... buon appetito!! Gli arancini della mami sono insuperabili....!





3 agosto 2010

LA TORTA DI PATATE


Ci siamo. Mancano circa 20 giorni, me l'hanno detto quelli delle spedizioni. Ancora venti giorni e l'oggetto del desiderio sarà finalmente nelle mie mani.
Ancora 20 giorni e me ne starò trasognata ad ammirare la scatola pesante 12 kili perfettamente chiusa e imballata, ancora venti giorni e potrò ammirare la sua immagine fotografata sulla scatola. 20 giorni ancora e potrò sollevare il coperchio per guardarne l'unico pezzetto che sporge, l'unico pezzetto verde mela scintillante che sporge. Eh si, perchè solo nella nuova casetta lui avrà il permesso di venir fuori compleatamente dal suo bozzolo e iniziare finalmente a pasticciare con me che lo desidero da così tanto tempo che non ricordo nemmeno più quando è stata la prima volta che l'ho visto!

Allora? Avete capito che cos'è l'oggetto del desiderio?? Io non vedo l'ora di averlo tra le mani e credo si sia capito!!

Vi lascio con un pizzico di curiosità (anche se credo la maggior parte di voi avrà già capito) e una bella fetta di torta di patate!
Scusate se manca la foto della torta intera ma.. si sa, la fame è brutta! :)

Nota per i non calabresi o i non frequentatori della Calabria: quando dico salsiccia piccante non intendo la salsiccia di carne fresca che si fa solitamente alla griglia.. bensì un insaccato tipo salame fatto pero' appunto a forma di salsiccia e dal sapore molto più buono e saporito rispetto ad una normale sopressata. Chiaro che se non riuscite a trovarla un salame piccante normale andrà bene lo stesso!

Ingredienti per 5 belle porzioni:

1kg e mezzo di patate
3 uova
200 gr salame o salsiccia piccante
150 gr caciocavallo o provola silana
pane grattuggiato
burro
sale, pepe, olio evo









Lavate molto bene sotto l'acqua corrente le patate e mettetele in un tegame capiente; cercate di sceglierle tutte bene o male della stessa misura e copritele di acqua fredda, fatele cuocere finchè la forchetta le infilzerà completamente.

Intanto che queste cuociono iniziate a preparare gli ingredienti per la farcia: tagliate il salame prima a fette e poi a dadini e fate la stessa cosa con la provola; questi 2 ingredienti daranno alla vostra torta quel tocco di sapore in più che la distinguerà da tutte quelle fatte con mozzarella e prosciutto cotto che avete mangiato fino ad oggi!

Una volta pronte, quando sono ancora calde, pelatele e passatele con lo schiaccapatate facendole cadere in una capiente insalatiera, conditele con una noce di burro e lasciate intiepidire.
Una volta che si saranno leggermennte raffreddate, aggiungete il sale (un cucchiaino circa), del pepe a piacere e le uova, lavorate molto bene il tutto con una spatola finchè tutto sarà perfettamente amalgamato e avrete ottenuto un impasto morbido.

Imburrate una teglia con cerniera da 20cm circa e cospargetela di pane grattuggiato, sopratutto cercate di imburrare e di "impanare" bene tutto il bordo e i lati così che poi una volta pronta si staccherà facilmente e risulterà bella croccantina.

Versate metà del composto creando una cornice e farcitela con la provola e la salsiccia piccante, coprite con il restante impasto e spolverizzate la cima con il pan grattato. Versate a filo un po' d'olio e decorate la superficie facendo delle righe con la forchetta.

Infornate a 180°/200° per circa 20 minuti e mangiatela tiepida, meglio ancora il giorno dopo!

La torta è venuta alta circa 5 cm, morbida, filante e saporita, provare per credere!

29 giugno 2010

SCILATELLI... CON LE PALLE!


Scilatelli, Pasta 'e casa, Maccaruni a 'ru firriettu, Fileja... quanti modi ancora per chiamare sempre lo stesso tipo di pasta all'interno di un'unica regione?? Se qualcuno ne conosce altri me lo faccia sapere!

Vado matta per la pasta fresca di ogni genere e quindi anche per questa specialità che fin da piccola reclamavo a gran voce ogni volta che mia nonna mi chiedeva cosa volessi da mangiare quando andavamo in vacanza in Calabria..
Quando arrivavamo sembrava che non c'era pronto nulla per pranzo, poi però se guardavi meglio ti accorgevi che sul lungo tavolo della cucina, (o ero io che ero piccola??), si sovrapponevano strati e strati di scilatelli freschi separati tra loro da delle tovaglie... quindi guai ad appoggiarsi!
Sul fuoco ribolliva una pentola con del sugo di carne e involtini, (che ho sempre odiato), e che avrebbero inondato la pasta appena scolata che doveva sfamare sempre un minimo di 8/10 persone!


E' un piatto che ho sempre mangiato solo a casa dei nonni e solo in Calabria, non è mai stato un piatto che mia mamma riproponeva durante l'anno, quindi non ho mai imparato a farlo.
Sabato mattina però avevo in previsione di fare un bel po' di tagliatelle fresche per sfamare gli amici a cena, ed è stato lì che d'impulso ho pensato: 'mo faccio pure due scilatelli da mangiare subito!



Recuperato l'originale "bastoncino" che anni fa mia mamma aveva portato a casa, ho cercato velocemente in internet le dosi e gli ingredienti, ed è venuto fuori che è una grandissima cavolata farli!! Acqua, farina e un po' di pazienza!
Come da tradizione sono stati conditi con un bel sughino di carne, anzi.. di palle!
Alla faccia di Lilli e il Vagabondo...



Scilatelli: ingredienti per 2 persone

250 gr di farina di grano duro
115 gr di acqua tiepida
1/2 cucchiaino di sale grosso
1 ferretto

Mettete l'acqua tiepida in un bicchiere e fate sciogliere il sale agitando l'acqua in senso rotatorio per 1 minuto; su un tagliere fate una fontana con la farina e aggiungete poca acqua alla volta lavorando prima con le punte delle dita e poi con tutte e due le mani.

Dovete ottenere un impasto molto sodo e anche non proprio facile da lavorare, ma se lo farete per bene otterrete una bella palla liscia, elastica ed omogenea che sarà perfetta da lavorare al ferretto.

Tagliate in 4 l'impasto ottenuto, coprite quelli che non state utilizzando con un piatto e ricavate un lungo biscione da tagliare a tocchetti esattamente come se stesse preparando degli gnocchi.
Ora prendete il ferretto e state attenti perchè è più facile di quello che sembra: prendete un tocchetto di pasta, posizionatelo al centro del ferretto, schiacciatelo leggermente e ripiegatelo su se stesso in modo che lo avvolga.
A questo punto con un movimento avanti e indietro delle mani allungate il pezzetto di pasta come se fosse un vermetto di 15/20 cm.
Una volta raggiunta la lunghezza desiderata sfilatelo con facilità dal ferretto et voila! Il gioco è fatto...

Metteteli ad asciugare su una tovaglia o su un canovaccio in modo che stiano ben separati tra loro.

Sugo con le palle: ingredienti per 4/6 persone

400 gr di carne macinata di vitello (o quello che volete)
1 uovo
2/3 cucchiai di pane grattuggiato
4/5 cucchiai di latte fresco
500 gr di passata di pomodoro
1 pezzetto di peperone verde dolce
una manciata di foglie di basilico
olio evo, sale e pepe

Lavorate con una forchetta in una ciotola la carne, l'uovo, il pane grattuggiato, il latte, un po' di sale e un pizzico di pepe. Fate riposare 5 minuti.

In un tegame di coccio o in quello che preferite, mettete la passata di pomodoro, il basilico lavato, il peperone (ha un suo perchè credetemi!), un po' di sale e un po' d'olio; accendete il fuoco al minimo e fate scaldare 5 minuti.

Bagnatevi le mani sotto l'acqua fredda, (così la carne trita non si attacca), e con molta pazienza "confezionate" tante piccole polpettine possibilmente della stessa misura. Man mano che son pronte aggiungetele delicatamente al sugo.

Una volta terminato, coprite con il coperchio e fate cucinare per almeno un'oretta mescolando di tanto in tanto. L'ideale sarebbe prepararlo con un giorno d'anticipo e poi condirci la pasta scolata al dente.

Che dite? C'è qualcuno che vuole assaggiare?


23 febbraio 2010

LINGUINE SPUTAFUOCO



Dalla Calabria con furore! 
Vi propongo questo primo piatto semplice ma molto gustoso, perfetto per la classica spaghettata dell'ultimo momento tra amici!
L'ingrediente principe di questo piatto è la 'nduja, uno dei più famosi prodotti tipici calabresi; si tratta di un salame morbido spalmabile, piccante sì ma non così tanto molti pensano... però si sa: ognuno di noi ha una soglia del "piccante" molto diversa dagli altri! E io, che sono di origini calabro/pugliesi, forse non sono la persona più adatta a definire il concetto di piccante visto che metto il peperoncino quasi in ogni piatto!
Comunque: non fatevi scoraggiare ma anzi tentare, se non l'avete ancora assaggiata sarà per voi una bella sorpresa (o se non altro vi avrà fatto passare in 1 minuto il raffreddore!)

Ingredienti:
linguine o altro formato di pasta "lunga"
1 cipolla (meglio se rossa di tropea)
'nduja calabra (1 cucchiaio abbondante a persona)
5/6 pomodori secchi
peperoncino tritato sott'olio o olio piccante
1 cucchiaio di pane grattuggiato a persona
olio evo, sale

In una padella antiaderente, nella quale alla fine salterete la pasta, scaldate un po' d'olio e fate imbiondire una cipolla tagliata fine (o mezza se fosse gigante!); nel frattempo tagliate a striscioline i pomodori secchi e una volta che la cipolla sarà diventata morbida aggiungeteli mescolando a fiamma medio/bassa perchè tendono a scurirsi subito.
Aggiungete la 'nduja, fatela sciogliere leggermente girando con il cucchiaio e in ultimo mettete 1 cucchiaino di peperoncino tritato sott'olio (o un po' d'olio piccante), e spegnete il fuoco. In un padellino mettete a scurire il pan grattato senza nessun condimento a fiamma bassa, fate attenzione che non si bruci, deve solo perdere l'umidità e diventare quindi croccantino.
Scolate la pasta avendo cura di salvare un paio di bicchieri della sua acqua di cottura, mettete la padella sul fuoco e fate saltare le linguine a fiamma vivace aggiungendo acqua quanto basta per creare una piacevole cremina che avvolge la pasta, spolverizzate con il pane grattuggiato e servite subito.
Naturalmente non sognatevi nemmeno di mangiare questa pasta bevendo acqua... il piccante del peperoncino va spento rigorosamente con un buon bicchiere di Cirò!

Altri suggerimenti per "consumare" il vostro prezioso vasetto di 'nduja: spalmatela sulla bruschetta, aggiungetene un paio di cucchiai al vostro ragù oppure mettetene qualche "fiocchetto" sulla vostra pizza appena sfornata...
Però mi raccomando: prima di acquistarla controllate sull'etichetta che sia l'originale prodotta in Calabria, magari proprio nella provincia di Vibo Valentia da cui proviene.

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