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15 maggio 2016

PANCAKES DI PATATE DOLCI E LATTE DI COCCO



ricordo benissimo i primi pancakes della mia vita: un piccolo diner in una traversa di quella Times Square cosí deserta a 5 mesi di distanza dall'11 settembre, in una freddissima mattina di febbraio di ormai 15 anni fa.
Ricordo che scalpitavo dalla voglia di assaggiarli dopo averli visti cosi tante volte nei film e nei cartoni animati, cosi quel piattino bianco con dentro 2 pancakes soffici e profumati serviti con una noce di burro e la caraffina di sciroppo d'acero, hanno e avranno sempre un posto speciale nei miei ricordi, nonostante non siano certo stati i migliori della mia vita.

Detto questo.... non sono poi davvero cosí amante dei pancakes, non è nè la mia colazione ideale nè la colazione delle feste, ma questo solo perchè la mattina appena sveglia non mangio mai volentieri cose dolci, ad un pancakes annegato nello sciroppo preferiró sempre un toast con avocado e salmone affumicato, sono strana lo so.

Da qualche anno a questa parte è entrato a far parte anche delle abitudini di noi italiani fare il brunch, anche a me piace, ma non certo fuori in qualche posticino carino ma affollato, per me il brunch è a casa, meglio ancora se d'inverno, coi pigiamoni ancora addosso e il profumo di uova, zucchero e cannella che invade le stanze mentre dal giradischi Ella e Aretha gridano il loro buongiorno!

Cosi, fra un french toast e l'altro, negli anni i miei pancakes sono diventati via via più salati pur mantenendo sempre la loro nota dolce e, visto che la scorsa settimana avevo delle belle patate dolci che giravano per casa, ma volevo sperimentare anche qualcosa di nuovo, ecco qua la versione al cocco!

La consistenza è un po' più appiccicosa rispetto ai pancakes originali a causa della fecola che serve a legare visto l'assenza delle uova, ma é comunque gradevole, con il cocco hanno un sapore un po' come dire... caraibico... la prossima volta voglio provare ad abbinarci delle fettine sottili di ananas caramellate al forno... che ne dite? Oppure aggiungere un po' di cocco rapé all'impasto, della cannella e qualche fettina di banana anche lei leggermente caramellata, vedremo!

Intanto che ci pensate accendete il bollitore per il the, spremete le arance, sbattete un paio di uova, tostate il pane (o se siete impavidi friggetelo nel burro dopo averlo pucciato nelle uova con il latte e averlo inondato di zucchero e cannella), tirare fuori qualcosa di salato dal frigo (tacchino, bacon, salmone, formaggio, quello che vi pare), e poi sperimentate anche questi deliziosi pancakes con contorno di frutta!

ps se vi state chiedendo che pane é quello che vedete in foto, é un pane buonissimo e profumatissimo preparato dalla mia mamma con la farina di grano arso.


ingredienti per una decina di pancakes:

1 patata dolce americana di media grandezza (quelle arancioni)
100 ml di latte di cocco
1 cucchiaino di estratto di vaniglia (io pasta di semi di vaniglia) oppure 2 pizzichi di cannella
1 pizzicotto di sale
100/120 gr di farina tipo 1
50 grammi di fecola di patate
1 cucchiaino di lievito 


Partite il giorno prima con la cottura della patata: lavatela bene sotto l'acqua e, se lo avete, infilzatela per tutta la lunghezza con uno spiedo (questo farà sí che cuocia prima e meglio anche all'interno), incartatela con della carta forno e cuocete a 180 gradi finché toccandola non vi accorgerete che é bella morbida, a me ci sono voluti 45 minuti circa.

La mattina successiva pelatela e mettetela o nella ciotola di un robot o in un'insalatiera, aggiungete il latte di cocco, la vaniglia e azionate il robot o il frullatore a immersione finché otterrete una bella crema.
In un'altra ciotola preparate gli ingredienti secchi, quindi la farina, la fecola, il lievito e il sale e mescolateli velocemente.

A questo punto unite i solidi ai liquidi e mescolate a sufficienza fino a quando saranno amalgamati ma senza esagerare, qualche grumo qua e lá non sarà un problema.
Lasciate riposare il composto per una ventina di minuti e nel frattempo sistemate la tavola, preparate il the, tagliate la frutta, preparate il salmone e tutti gli altri vostri ingredienti preferiti per un brunch.

Mettete a scaldare una padella antiaderente, versateci pochissimo olio e poi asciugate l'eccesso con un foglio di carta cucina, non devono friggere, devono solo essere facili da girare.
Versate una cucchiaiata d'impasto e dopo pochi secondi appiattitela leggermente col dorso del cucchiaio dandogli una forma rotonda; lasciate cuocere qualche minuto a fuoco medio finché vedete che sui bordi si cominciano a formare delle bollicine, a quel punto girateli e fateli cuocere un altro paio di minuti.

Non preoccupatevi se il primo vi viene da schifo, é come per le crepes, buttatelo e andate avanti, anzi: usatelo come test per sistemare a vostro gusto sale o eventualmente aggiungere sciroppo d'acero o cannella; se necessario di tanto in tanto ungete nuovamente la padella asciugando come sopra.
Man mano che son pronti impilateli in un piatto e state pronti a portare tutto in tavola, a me non resta che augurarvi buon brunch!

29 aprile 2016

PLUMCAKE SOFFICE AL LIMONE: LEMON LOAF!



che io ami da morire il profumo, il sapore, il colore, il succo e pure la pianta del limone, è risaputo, che tutte le preparazioni che lo vedono protagonista (dalla limonata, agli spaghetti, alla crema pasticcera) mi piacciono da morire, anche, quindi è inutile che vi stia a dire che questo plumcake è una bomba!

non sono un'assidua frequentatrice di Starbucks, (non bevendo latte il loro celebre frappuccino in tutte le sue varianti non ha alcuna presa su di me), ma ci sono due cose nel loro menù che mi hanno sempre fatto impazzire e che ho sempre consumato con enorme soddisfazione: lo shaken iced tea lemonade e le loro enormi fette di lemon loaf, una specie di mega plumcake super burroso e super limonoso ricoperto di glassa bianca anch'essa al limone.... una droga.
fortunatamente per me, in Italia Starbucks non è ancora arrivato, e nei nostri bar i dolci e le tortine al limone non sono poi così comuni, quindi mi basta tornare in patria per disintossicarmi subito dal mio adorato e burrosissimo lemon loaf, ma da ieri pomeriggio la mia vita ha subito una svolta: un plumcake super soffice e super cremoso, un loaf insomma, ma senza uova, burro e latte! 
credetemi, ho faticato a non mangiarmelo tutto in una volta servendomi di questo alibi..... massí, un'altra fettina eddai!

L'altra cosa positiva è che per prepararlo non vi servirà una dispensa degna di Masterchef, sono sicura che molti di voi come me, hanno già in casa tutti gli ingredienti, scommettiamo?


Ingredienti per uno stampo da 20cm X 10cm circa

200 ml di latte di mandorla zuccherato
100 gr di amido di riso
50 gr di farina di mandorle
50 gr di farina 00
150 gr di zucchero di canna
75 gr di olio d'oliva (non extra vergine, piuttosto di arachidi/mais)
2 cucchiaini di lievito per dolci
2 cucchiai di aceto di mele non pastorizzato
la scorza di 2 limoni biologici
il succo di 1 limone

per la glassa:
30/50 gr di zucchero a velo vanigliato
il succo e le zeste di un limone biologico 


vi servono pochissime cose: una ciotola, un bicchiere, un frustino e un leccapentola; accendete il forno a 180 gradi ventilato e rivestite di carta forno il vostro stampo dopo averla bagnata e strizzata per farla meglio aderire.

versate il latte di mandorla nel bicchiere e aggiungete l'aceto, non caglierà in maniera evidente come quello di soia, ma comunque si creeranno i grumolini che ci servono, lasciate qualche minuto da parte.

grattugiate nella ciotola la scorza dei limoni dopo averli lavati ed asciugati, aggiungete il succo di uno, l'olio e lo zucchero; mescolate bene con il frustino in modo che lo zucchero cominci a sciogliersi e poi aggiungete anche il latte di mandorla.
a questo punto unite ai liquidi anche le farine e il lievito, mescolate bene e poi versate tutto nello stampo.

infornate a 180 gradi per 30/35 minuti, infilando uno stecco deve uscire umido ma non con l'impasto attaccato; fate raffreddare 10 minuti nel forno spento e aperto e poi sfornate.

in un pentolino mettete 30 gr circa di zucchero a velo, un cucchiaio di acqua, le zeste di limone ricavate con l'aiuto di un rigalimoni o di una grattugia, e il suo succo.
fate sciogliere bene a fiamma bassa e poi assaggiate per adattarlo al vostro gusto: troppo aspro? aggiungete altro zucchero; troppo dolce? aggiungete altro succo di limone.

infine, con l'aiuto di uno spiedino di legno, bucherellate in profondità il plumcake in più punti e poi versate lo sciroppo/glassa su tutta la superficie mentre è ancora caldo, questo farà sí che penetri all'interno rendendolo ancor più umido e cremoso.


18 aprile 2016

CHIA PUDDING O CHIA CHEESECAKE?



ore 4:18 del mattino: il nanetto ha appena finito di poppare ed io ho definitivamente finito di dormire, quindi vediamo se riusciamo almeno a riprendere in mano le redini del blog.

ritorno con una ricetta per me tutta nuova, sia per gli ingredienti che per la consistenza e la mescolanza dei sapori, ennesima prova che nella vita spesso basta solo ingegnarsi per raggiungere l'obiettivo, e qui la missione era una, chiara ed inesorabile: mangiare un dolce in un periodo in cui i dolci sono tutti vietati (di nuovo).

quindi se durante gli ultimi 6 mesi di gravidanza con diabete gravidico mi sono ritrovata a sognare di notte cheesecake al cioccolato bianco, mousse ai 3 cioccolati e sfogliatelle napoletane a pioggia, (tanto per fare qualche esempio), con il parto pensavo di avere svoltato, è già mi pregustavo interi pomeriggi nella mia pasticceria preferita dondolando con un piede il nano nella carrozzina mentre sprofondavo con la faccia in una zeppola... 

invece ora che ho partorito non è che le cose siano poi molto cambiate, anzi, forse sono persino peggiorate dal punto di vista delle rinunce, se vado avanti così mi rimarrà solo il riso in bianco e la mela frullata, ma vediamo com'è cominciata quest'odissea: rimango incinta, per il pericolo della toxoplasmosi vengono quindi banditi insaccati, pesce e carne cruda, pesce affumicato e tutta la frutta e la verdura che non avesse prima fatto un bel bagno nel bicarbonato; poi con il diabete gestazionale ho dovuto eliminare tutti i dolci, gli zuccheri e la frutta più buona (vi potete immaginare che qualcuno vi VIETI di mangiare anguria e melone in piena estate quando ci sono 38 gradi??), poi con l'allattamento niente crostacei, latticini, fragole, cioccolata, legumi e i broccoli con tutti i suoi fratelli e cugini; ora siamo alle prese anche con la colecisti e le relative coliche biliari che mi hanno spedita in ospedale per direttissima sia un paio di mesi fa che il giorno di Pasqua: quindi niente più uova, formaggi, insaccati, dolci, fritti e così  via....
ma quindi?? che mangio?? pane e cipolle?? eh no, nemmeno quelle, perché le cipolle cambiano sapore al latte e sono vietate pure per i calcoli... ;))

insomma, se a ripagarmi di tutti questi sacrifici non ci fossero i sorrisoni e i versetti pigolanti del mio pulcino, direi che per far prima potrei darmi al digiunesimo.
e cosi, mentre mi trovavo a dover ammazzare il tempo in ospedale cercando di resistere alla nostalgia per il nanetto, mi sono studiata a memoria tutti i prodotti alternativi tanto cari agli intolleranti, (che hanno tutta la mia solidarietà!), e mi sono trovata ad ordinare online semi di ogni tipo, latte di mandorla, nocciola e di avena, datteri medjoul giganti e soffici, avena in fiocchi, polline, sciroppo d'agave e molte altre cose per le quali NaturaSí mi è molto, molto riconoscente.

Ma veniamo al dolcetto di oggi, in tanti nell'ultimo anno abbiamo sentito parlare dell'overnight oats e del chia pudding che vanno tanto di moda e che hanno riempito le bacheche di Instagram, li abbiamo anche sperimentati e (a volte) li abbiamo anche apprezzati, ma pensare di sostituire in una notte la voglia di torta alla crema con un bicchiere di fiocchi d'avena, yogurt e frutta è troppo ambizioso (per non dire utopistico), per me.

con questo dolce però vi faccio una promessa: non vi farà passare la voglia di cheesecake al cioccolato e mascarpone nappato con una salsa ai frutti rossi, ma di sicuro vi toglierà lo sfizio di mangiare un dolcetto BUONO (giuro!) e senza peccati: la consistenza è quella del budino, i semini si vedono ma quasi non si sentono, e il sapore è di mandorla con una nota lontana di cannella, il tutto esaltato dal sapore naturalmente dolce e tropicale del mango di cui sono ghiotta!
in pratica il burro che tiene insieme i biscotti della base di un classico cheesecake è stato sostituito dai datteri, la ricotta e il mascarpone della farcia sono diventati latte di mandorla, e le uova e la gelatina che servono a tenere tutto "in forma" sono state rimpiazzate da un paio di cucchiai di semi di chia che, oltre ad essere un vero superfood, hanno il potere magico di rendere cremoso e di gelificare come un budino il latte nel giro di un minuto.

anche l'eterno scettico di casa dopo averlo guardato con sospetto ha dovuto ricredersi e me ne ha rubato metà bicchierino a cucchiaiate, quindi se non vi fidate di me.... credete a lui!


Ingredienti per 2 porzioni:

200 ml di latte di mandorle (il mio era di quelli già zuccherati, ma esiste anche sugar free)
30 gr di semi di chia
2 datteri medjoul al naturale 
1 manciata di biscotti secchi 
1 cucchiaino di sciroppo d'acero
una spolverata di cannella
mango a pezzettini quanto basta
succo di limone fresco quanto basta


si comincia la sera prima: frullate i biscotti insieme ai datteri finché non avranno una consistenza "appiccicosa" e create uno strato di circa mezzo centimetro sul fondo dei bicchierini/barattolini che userete per servire il dolce, compattate con l'aiuto di un cucchiaino o delle dita e mettete da parte. 

in un bicchiere versate alternandoli il latte di mandorla e i semi di chia, aggiungete una spolverata leggera di cannella e lo sciroppo d'acero, e mescolate subito e velocemente il tutto con un frustino in modo che i semi non si depositino tutti nello stesso punto ma che siano ben distribuiti, attenzione: fatelo subito, perché comincerà ad addensarsi molto prima di quanto vi aspettate!
fatto questo dividete subito il composto nei 2 bicchierini con il fondo di biscotti versandolo delicatamente, coprite con la pellicola trasparente e mettete in frigo.

affettate e tagliate a cubetti il mango (o altra frutta secondo i vostri gusti), mettete in una ciotola con una spruzzatina leggera di limone, coprite e mettete in frigo.

il giorno successivo vi ritroverete con un vero e proprio budino al quale aggiungere la frutta in cima, se vi piace di più potete anche frullare il mango, io li ho tenuti a pezzetti per avere più consistenze: quella croccante della base (alla quale potete aggiungere anche qualche nocciola o altra frutta secca quando tritate i biscotti), quella cremosa del budino e quella fresca e succosa della frutta.

se vi piace potete anche utilizzare al posto dei datteri un cucchiaio di burro di noccioline, il contrasto "salatino" a me piace un sacco, a voi la scelta!

26 novembre 2015

JAMBALAYA DI ORZO DI CASA MIA



Ogni tanto mi ricordo che ho un blog, e ogni tanto mi ricordo di andare in archivio a vedere se c’é qualche ricettina interessante da condividere, e oggi ho trovato proprio questa che ormai da tempo fa parte dei nostri menú e che preparo sempre volentieri.

Siamo finalmente arrivati anche all’importante traguardo della 37esima settimana… ormai in tanti avete intuito di che parlo, anche se per scaramanzia non mi sono mai azzardata a dirlo troppo a voce alta vista la brutta e sofferta partenza, ma diciamo che all’alba del nono mese comincio a tirare un po’ fuori la testa dal guscio… (e la carta di credito dal portafoglio visti gli acquisti pazzi degli ultimi giorni!)
Visto che ormai manca poco, e visto che ho tenuto duro fino adesso, direi di pazientare ancora un po’ per cantare vittoria, ma spero di poter condividere presto la notizia anche con voi che mi leggete e che mi scrivete sempre anche in privato, fingers crossed until the very end my friends!

Ma torniamo in cucina che vi racconto una storia: una storia ambientata tra le botti e i profumi di antiche ed affascinanti distillerie americane e corse ai cavalli, attraversando gli stati delle Georgia, del Tennessee e del Kentucky, e lo so che con la vera jambalaya tanto cara agli stati del Sud la mia ha poco a che vedere, ma é quello che mi hanno ricordato i suoi ingredienti quando ho deciso di prepararla, quindi ve la beccate così com’é!

La vera jambalaya l’ho mangiata una volta sola in una gelida serata di dicembre in un ristorante di una cittadina del Kentucky dopo aver passato tutto il pomeriggio (e parte della mattinata!) a degustare bourbon saltando da un distillificio all’altro attraversando paesaggi più o meno imbiancati dalla neve… che dire, dopo tanto freddo e alcool un buon piatto caldo e ricco ci voleva!
Ero via per lavoro e ricordo ancora che a pranzo ci avevano ingozzati come tacchini a colpi di pollo fritto, (manco a dirlo, eravamo in Kentucky!), mashed potatoes, pomodori verdi fritti e svariati piatti di dessert opulenti e ricchi di caramello, toffee e panna montata, le coronarie di noi italiani sono state messe a dura prova quel giorno: fritto, super alcolici e 4530 calorie a morso ogni volta che mangiavamo qualcosa! 
Ma é stato troppo divertente ed eravamo un bel gruppetto, fatto sta che quella sera, davanti all’ennesima cena programmata per le 18:30 in perfetto orario gallinesco americano, nessuno di noi aveva particolarmente fame…. ma che fai? Sul più bello ti tiri indietro e dai un dispiacere a coloro che ci hanno messo cuore e anima a prepararti un’ottima cena?? Giammai.

Quindi quella sera trovai un compromesso: ordinammo in due un'unica porzione da dividerci di questo tipico piatto del south che ero tanto curiosa di assaggiare, certo il massimo sarebbe stato assaggiarla in Louisiana, ma solo il Tennessee e il Mississippi mi separavano dalla versione originale, quindi era una scelta più che accettabile.
I più sbrigativi potrebbero dire che la jambalaya é una sorta di paella carne e pesce, in quanto non si tratta altro che di riso, cipolla, sedano, peperoni, carne di pollo e salsiccia unita ai frutti di mare, ma in realtà é molto più di cosí: é un piatto speciale, che arriva dai lontani Caraibi e con tante spezie e profumi che cuociono per quasi 2 ore nel brodo a fuoco lentissimo, per permettere al riso e a tutti gli altri ingredienti di assorbirne e carpirne tutti i suoi odori e sapori…

E quella sera si riveló la scelta vincente: un piatto caldo e saporito che ci scaldó per bene anima e corpo prima di rientrare stremati in hotel; detto questo….. la mia versione non c’entra niente!
La mia é una ricetta molto più veloce, (anche se da il meglio di sé se la cuocete con qualche ora di anticipo e lasciate lí ad insaporirsi un po’), con molte meno spezie, e che con quello che io ho sempre in freezer e in dispensa si può preparare in qualsiasi momento, che volete di piú?
L’orzo al posto del riso poi lo trovo fantastico, ci sta proprio bene, e non essendoci brodo gli da una consistenza ottima, anche mon amour si é innamorato di questo piatto al primo assaggio ed é sempre felice quando lo preparo!

Che dite, ci volete provare? Se poi alla fine non vi piace, potete sempre “pulirvi la bocca” con uno shottino di Jim Beam o di Jack Daniels!


Ingredienti per 4/6 persone

500 gr di orzo (il mio era quello perlato, se siete puristi prendete quello integrale)
1 peperone verde (no, giallo e rosso non sono la stessa cosa!)
1 cipolla bionda
300 gr circa di salsiccia di maiale fresca piccante
300 gr circa di gamberi carnosi (io quelli giganti argentini surgelati crudi)
1 peperoncino piccante
olio, sale


Ovviamente per prima cosa cuocete l’orzo: mettetelo in un colino, sciacquatelo bene sotto l’acqua corrente, versatelo in un tegame possibilmente anti aderente e copritelo d’acqua (circa 2 dita in più rispetto al suo livello); salate quanto basta e portate a bollore.
Una volta che comincia a bollire abbassate la fiamma al minimo e coprite con un coperchio, una volta cotto (almeno 35 minuti) avrà assorbito tutta la sua acqua, quindi ogni tanto controllate e, se ce ne fosse bisogno, aggiungetene poca alla volta e bollente.
Scolate l’orzo e mettetelo da parte.

In una padella fate imbiondire nell’olio la cipolla e il peperoncino, poi aggiungete il peperone tagliato prima a strisce e poi a cubetti, salate poco e cuocete finché bello dorato ma non troppo bruciacchiato; con una paletta toglieteli dalla padella senza portarvi via l’olio e metteteli da parte in un piatto.

Nella stessa padella e senza lavarla per non perdere il profumo del peperone, cuocete ora la salsiccia che avrete tagliato a pezzetti da 1 cm circa; fate rosolare per bene e fate cuocere completamente; toglietela dalla padella e unitela al piatto con i peperoni.

Cuocete ora i gamberi ai quali avrete giá eliminato testa, carapace e filetto nero, li avrete sciacquati velocemente sotto l’acqua e li avrete tagliati in due in senso orizzontale (cosí si arricceranno durante la cottura e diventeranno carini!). Saltateli velocemente in padella, salateli e mettete da parte.

A questo punto non resta che unire il tutto: con l’aiuto di una forchetta sgranate un po’ l’orzo che sarà un po’ tutto unito e versatelo nella padella calda, mescolate bene in modo che si disfi un po’ e che cominci ad assorbire i profumi lasciati dagli altri ingredienti, e poi rovesciategli sopra i peperoni, la salsiccia, i gamberi e tutti i loro succhi di cottura, fate cuocere altri 5 minuti, assaggiate di sale e se va tutto bene spegnete il fuoco e fate riposare almeno per un’oretta.

Al momento di servire andrà scaldata nuovamente perché si mangia ben calda essendoci la salsiccia, versatevi un bel bicchiere di vino rosso oppure, ancora meglio, stappatevi una bella birra e gustatevi il piatto! 


29 ottobre 2015

CROSTATA CON MARMELLATA DI LAMPONI E CIOCCOLATO (GLUTEN FREE!)



Questa crostata é frutto dell’insonnia che caratterizza questo periodo: quindi se sono riuscita a prepararla io con la lucidità che si ha alle 4 di mattina, possono farcela anche i pasticcioni più impenitenti, credetemi.

Fa tanta scena ed é tanto buona, (soprattutto se come me amate i contrasti di sapore), ma la cosa migliore di questa torta é il poco lavoro che dovrete fare per prepararla: la pasta frolla perché venga bene non dev’essere lavorata più  di 10 minuti, la copertura al cioccolato si fa in 5, e ad aprire un barattolo di marmellata siam buoni tutti, no? 
Il resto lo farà il forno e la vostra forza di volontà nel non azzannarla subito.

Gli altri lati positivi sono che é senza glutine e senza uova, che é una gran cosa sia per la salute sia quando non avete ancora fatto la spesa e ve la dovete sbrigare solo con quello che avete in dispensa!
Lo zucchero é relativamente poco, e infatti anche la mia glicemia non ha battuto ciglio dopo che me ne sono mangiata una fetta; normalmente avrei usato anche la marmellata senza zucchero, ma mi avevano appena regalato questo bel vasetto e quindi ho fatto uno strappo alla regola.
Comunque la regola migliore per non farsi fregare dai dolci é sempre una: li preparate solo quando vengono amici o quando andate voi da loro, così ne mangiate solo una fetta senza pensieri e via!

Nota bene: non essendoci glutine la frolla sará ovviamente più delicata e più soggetta a spaccature del normale, quindi occhio a quando la tirate fuori dallo stampo e usate un po’ di delicatezza anche quando la tagliate; la farina di grano saraceno inoltre gli dará una marcia in più nel gusto che sarà più rustico e sfizioso rispetto alla frolla classica.

Allora, la provate anche voi? 


Ingredienti per uno stampo da 20/22 cm:

125 gr di farina di grano saraceno
125 gr di farina di riso
125 gr di burro freddo a cubetti
80 gr di zucchero di canna
40 gr di acqua fredda
1 pizzico di sale
1 vasetto di marmellata ai lamponi
100 gr di cioccolato fondente (io al 72%)
mezzo bicchiere di latte o panna fresca da montare

un tocchetto di burro e un paio di cucchiai di farina per foderare lo stampo


Preparate la pasta frolla mescolando in una ciotola le due farine con lo zucchero e il sale, aggiungete il burro a cubetti e lavorate velocemente gli ingredienti utilizzando inizialmente solo la punta delle dita per evitare che il burro si sciolga, dovrete ottenere una sorta di impasto asciutto e tutto sbricioloso. A questo punto versate su un tagliere e aggiungete l’acqua, compattate le briciole quanto basta per ottenere un panetto liscio, mi raccomando non lavoratelo troppo altrimenti vedrete che comincerá ad attaccarsi ovunque.
Mettetelo in un piatto, copritelo e fatelo riposare in frigo per circa 20 minuti.

Accendete il forno a 180 gradi e mettete al suo interno una ciotola o un piattino (resistenti al forno ovviamente!) con un pezzetto di burro e fate sciogliere; una volta sciolto ungete il tegame con l’aiuto di un pennello in modo che questo vada a ricoprire bene anche tutte le scanalature del bordo dello stampo, versate un paio di cucchiai circa di farina di riso, battete un po’ sui bordi in modo che ricopra uniformemente tutta la superficie e buttate via quella in eccesso.

Con il mattarello stendete ora la pasta fino ad avere uno spessore di circa mezzo centimetro e poco più grande dello stampo, adagiatela con delicatezza al suo interno e poi, con le dita e un po’ di pazienza, compattate le eventuali crepe e tutto il bordo della tortiera, soprattutto se ne usate uno con le scanalature come il mio.

Versate all’interno dell’impasto la marmellata, (io un vasetto intero ma regolatevi: deve rimanere qualche millimetro di spessore libero per mettere poi la copertura al cioccolato che sarà a filo), livellate la superficie con una spatola e mettete a cuocere in forno per circa 20/25 minuti, i bordi dovranno essere belli dorati.

Fate raffreddare completamente la crostata e poi preparate la copertura al cioccolato: portate quasi a bollore il latte (o meglio ancora la panna), togliete dal fuoco e spezzettateci subito dentro il cioccolato e un pizzico piccolo di sale, mescolate bene finché non avrete ottenuto una crema densa e liscia e poi versatela a filo sulla crostata.


Lasciate raffreddare fuori dal frigo per almeno un paio d’ore e poi servite!

9 ottobre 2015

POLPETTE DI LENTICCHIE ROSSE E MELANZANE



Mi é stato detto che in questo particolare periodo devo mangiare più legumi, in teoria addirittura una volta al giorno anche se in piccole quantitá, e quindi mi adeguo cercando delle alternative alle classiche, (ma buonissime), paste con ceci, fagioli e quant’altro per variare un po’, e sperimentare nuovi abbinamenti mi piace!

I primi freddi autunnali poi sono l’ideale, e le verdure di stagione pure, quindi anche qualche sera fa mi avete vista mangiare su Facebook il classico macco di fave con la catalogna alla pugliese, oggi invece vi propongo queste polpette di lenticchie rosse con le ultime melanzane in arrivo dal Sud, e presto vi proporrò anche un burger vegetale che avevo sperimentato quest’estate a base di fave e tanto, tanto, avocado.

Sono facilissime da preparare anche se ci vuole un po’ di tempo per la cottura delle melanzane nel forno, ma in realtà dovete solo essere in casa perché poi fanno tutto da sole; le lenticchie rosse direi che sono d’obbligo, sono quelle sempre perfette quando volete mangiare una zuppa cremosa o una bella vellutata, tra l’altro non hanno bisogno di ammollo e cuociono in circa 10 minuti e senza quella fastidiosa buccetta.

Essendo di legumi, sono molto sostanziose e riempiono lo stomaco velocemente, la melanzana gli da quel tipico saporino pungente e, visto che sono cotte al forno, possiamo anche definirle light.
Si possono preparare in anticipo e servirle come aperitivo, (magari fatele un po’ più piccole delle mie), all’ultimo momento basterà intiepidirle e servirle con un buon prosecchino ghiacciato, oppure si possono mangiare tipo felafel all’interno di una tortilla di farina farcita con un po’ di insalata, qualche fetta sottile di pomodoro e poca salsa allo yogourt giusto per dare un po’ di cremositá; io le ho mangiate semplici come le vedete in foto, un po’ di valeriana e un pezzetto di pane azzimo scaldato in forno, un pasto completo e tutto sommato ben bilanciato! 

Le provate anche voi? (Giulia, tu non puoi esimerti, aspetto le foto come al solito….tapas all’italiana!)


Ingredienti per circa 20 polpette

mezza tazza di lenticchie rosse decorticate
1 melanzana
1 uovo
pane grattugiato quanto basta
sale, pepe, olio evo


Per prima cosa preparate le melanzane: tagliatele a metà per il lungo, incidete la polpa con un coltello senza arrivare a bucare la buccia, spalmate la superficie con poco olio e sale usando le dita, mettetele in un tegame da forno e copritele con della carta stagnola; cuocete per circa 1 ora e mezza a 180 gradi o finché la polpa non si staccherá perfettamente dalla buccia con l’aiuto di un cucchiaio. Lasciate raffreddare.

Mettete le lenticchie in un tegamino, copritele di acqua fredda, mettete il coperchio e cuocete per circa 10/15 minuti, devono assorbire l’acqua di cottura e diventare belle cremose quasi come un puré. Fate raffreddare anche queste.

In una ciotola ora mettete le lenticchie, la polpa di melanzana che avrete strizzato leggermente tra le mani, 1 uovo, sale, pepe e pane grattugiato quanto basta per ottenere delle polpette che stanno insieme e non troppo molli.

Ricoprite di carta da forno un tegame e metteteci poco olio, preparate le polpette avendo cura di inumidirvi le mani per far si che l’impasto non si appiccichi, e formate le polpette; rotolatele leggermente nell’olio e disponetele in fila.
Io le ho fatte cuocere a 180 gradi per 15 minuti, poi le ho girate sotto sopra e le ho cotte per altri 5, ma dipende tutto da quanto le fate grandi, mi raccomando non stracuocetele che poi diventa secche e perdono la loro cremositá.


Pronte per andare in tavola e, adesso che ci penso, sarebbero perfette all’interno del pane naan!

10 settembre 2015

TARTE TATIN DI POMODORI (E DI FINE ESTATE)



Questa in realtà risale alla scorsa estate, ma poi mi ero sempre dimenticata di pubblicarla e mica potevo farlo a Dicembre quando ormai i pomodori sono solo di serra, no?
Agosto e Settembre sono invece i mesi perfetti, i pomodori sono rossi e succosi come non mai e ovunque se ne trovano a cassette, anche per fare la salsa e le conserve per l'inverno, quindi il momento é quello giusto.

E' facile, gustosa, ottima come aperitivo ma anche come piatto unico (io da sola potrei mangiarla intera, ma si sa che sono una pomodori-dipendente, quindi non faccio testo).
Mi sono ricordata di questa foto in archivio proprio ora che sono appena rientrata da una decina di giorni di mare in Calabria: lí, ad ogni angolo della strada, in questo periodo se ne stanno impilate decine e decine di cassette di pomodori, e la tentazione di comprarli tutti per un'overdose di salsa, pomodorini confit, friselle col pomodoro fresco, spaghettate e molto altro ancora, é stata forte... ma poi mi son detta: c'era mica una ricetta che mi ero tenuta da parte per fine agosto? Ed eccola qua!

Della Calabria ve ne parleró bene nel prossimo post, sono mesi in effetti che non scrivo nulla, ma da aprile in avanti é stato come un giro infinito sulle montagne russe, un momento ero al settimo cielo e il momento dopo cedevo al panico e allo sconforto, ma ora il peggio sembra alle spalle (o almeno spero), quindi un po' alla volta tornerò a dedicarmi alla cucina e a questo bel passatempo che é il blog (e magari tra un po' vi svelerò anche le novità).

Ma ora bando alle ciance: farina, pomodori, tagliere e si comincia!


Ingredienti

per la pasta brisee:

500 gr di farina 00 (oppure 300gr di integrale + 200 di 00)
300 gr di burro morbido e tagliato a pezzettini
2 cucchiaini di sale 
2 uova
2 cucchiai di acqua fredda (o di latte)
1 pizzico di zucchero

per il ripieno:

pomodori maturi a volontá (io misti: ramati, ciliegini, datterini, ecc..)
basilico fresco a vostro piacere
olio quanto basta
sale e un pizzico di pepe
1 cucchiaio di zucchero di canna


Cominciate dal guscio di pasta: su un tagliere mettete la farina a fontana, al centro mettete il burro, il sale, lo zucchero e le uova; lavorateli unendo a poco a poco la farina dai lati utilizzando solo la punta delle dita, così da non scaldare troppo l'impasto. Quando il burro sará unito alla farina e avrete ottenuto un impasto grumoso ma ancora slegato, aggiungete l'acqua o il latte poco alla volta finché vedrete che stará insieme e riuscirete a formare una bella palla liscia.
Avvolgetela nel domopak e mettetela in frigo per 1 oretta.

Passiamo ora al ripieno: se non avete l'apposito tegame da tarte tatin, (io comprai anni fa quello di Emile Henry ed é ancora perfetto), utilizzate un qualsiasi tegame da forno rotondo e anti aderente che possibilmente possa andare anche sul fuoco. Mettete sul fondo un po' d'olio, spargete un po' (poco, mi raccomando!) di zucchero di canna in modo che in cottura caramellizzi appena, e i pomodori tagliati a metà e tutti a faccia in su'; condite con sale, pepe e cospargete con le foglioline di basilico, coprite con un coperchio e fate cuocere sul fuoco solo per qualche minuto, mettete da parte e lasciate intiepidire.
Importante: i pomodori durante la cottura perderanno un po' di volume, quindi siate di manica larga e abbondate un po' con la quantità se volete evitare antiestetici buchi quando la rivolterete.

Accendete il forno e riscaldatelo a 180 gradi, tirate fuori dal frigo la pasta, mettete un po' di farina sul tagliere perché non si attacchi e stendetela con il mattarello fino a raggiungere il mezzo centimetro circa di spessore. Adagiatelo sul tegame dove avete cotto i pomodori e tagliatela della misura giusta affinché riusciate ad infilare nel bordo pasta sufficiente a creare una specie di crostata.
Bucherellate l'impasto delicatamente e non troppo in profonditá con una forchetta e infornate per 30 minuti circa o finché la pasta non sará dorata e leggermente croccante.

Fate raffreddare e poi, con molta attenzione e aiutandovi con l'apposito piatto o con un coperchio, rivoltatela in modo che i pomodori siano in alto. A questo punto potete servirla sia fredda che intiepidirla in forno nuovamente, il giorno dopo (se ci arriva) sarà ancora più saporita, fidatevi!

20 aprile 2015

IL PANE NAAN



Recentemente ho avuto la fortuna che mi fosse regalata la tanto desiderata pietra refrattaria da forno casalingo: soddisfattissima!
Era da tanto che la volevo, la mia amica Rosannella la usa sempre e ci sforna pani, pizze e focacce regolarmente, potevo quindi farmela mancare proprio io??

L’utilizzo poi é di una semplicitá disarmante, io la tengo fissa sempre in forno (quindi non mi occupa nemmeno spazio nel cassetto dei tegami), e quando la devo utilizzare non faccio altro che farla scaldare per bene, cospargerla leggermente di farina e appoggiarci sopra direttamente il pane o la focaccia senza peró utilizzare l’olio che normalmente metterei in un normale tegame da forno.
Pochi minuti ed il gioco é fatto, ma la cosa bella é che vedi davvero l’impasto gonfiarsi davanti ai tuoi occhi, proprio come in pizzeria!
Se anche voi come siete sempre state in dubbio se comprarla o meno fatelo, la mia é questa e mi ci trovo benissimo!

E con cosa potevo inaugurare un nuovo aggeggio da cucina se non con un nuovo esperimento?
Il pane naan.
Era da tanto che volevo provare a farlo, negli States mi capitava spesso di comprarlo confezionato al super quando abbiamo girato in camper, é un pane indiano caratterizzato da un cornicione più alto e soffice verso l’esterno, e da una parte più sottile al centro che, quando si scalda, tende a gonfiarsi e a formare una sorta di palloncino che poi puó essere farcito con carne o verdure, senza peró risultare “pesante" come una nostra comune pagnotta o rosetta.

Per prepararlo ho preso spunto da un libro di ricette fighissimo che ho trovato all’IKEA e devo dire che l’esperimento é perfettamente riuscito al primo colpo! Del resto c’é da fare talmente poco che é difficile sbagliare qualche passaggio, bisogna solo avere un po’ di tempo a disposizione per i tempi di lievitazione.
Anche mon amour, notoriamente scettico e famoso per ripudiare ad occhi chiusi tutto il cibo orientale, si é innamorato di questo pane, e infatti se lo é spazzolato praticamente tutto lui!

Come abbinamenti io lo vedrei perfetto per fare delle golose scarpette durante l’inverno con un bello  spezzatino o una bella tajine di agnello e verdure, mentre in questa stagione lo farcirei più volentieri con verdure grigliate e salumi freschi, oppure con del salmone marinato e delle fettine di finocchio e cipolla rossa affettate sottilissime e condite solo con olio sale e pepe…
Che dite, ci volete provare anche voi?


Ingredienti per 7/8 pagnottine

350 gr di farina manitoba
100 gr di farina 00
20 gr di lievito di birra secco
1 cucchiaino di zucchero di canna
125 gr di yogurt bianco
150 gr di latte intero
40 gr di burro fuso
1 cucchiaino di sale
poco olio da spennellare alla fine


Per prima cosa sciogliete il lievito in una ciotola con lo zucchero e l’acqua tiepida per una decina di minuti.
Nella ciotola dell’impastatrice versate le due farine, il burro fuso, il latte tiepido, lo yogurt, il sale e l’acqua con il lievito, impastate per una decina di minuti finché l’impasto non diventa omogeneo e non si stacca completamente dalle pareti della ciotola.

Spennellate l’interno di un’insalatiera con poco olio e metteteci dentro la palla d’impasto, coprite con un pezzo di domopak e lasciate lievitare fino a quando non avrá raddoppiato il suo volume, comunque non meno di un’ora.

Visto che la pietra refrattaria va scaldata per una quarantina di minuti nel forno sopra una griglia posizionata nella parte bassa, potete giá cominciare a farlo impostando 200 gradi come temperatura.
A questo punto recuperate l’impasto e dategli la forma di un biscione dal quale ricaverete 7/8 palle della stessa misura; mettettele su un tagliere leggermente infarinato e fate riposare per 40 minuti circa coperti da uno strofinaccio umido.

A questo punto dovete solo dargli la forma: appiattite verso il centro ciascuna palla, in pratica dovrete ottenere delle focaccine con il bordo esterno più alto, un po’ come la pizza napoletana, eventualmente aiutatevi tenendo sollevato l’impasto e facendolo girare appeso tra le mani in modo che si “tiri" al centro senza perdere il cornicione intorno, le potete fare sia rotonde che allungate, come vi piace di piú.

Alzate la temperatura del forno a 250 gradi, estraete la teglia di pietra, cospargetela con poca farina (non olio!), adagiatevi sopra le focacce e infornate subito.
Devono cuocere poco, 4/5 minuti al massimo, comunque guardatele: quando saranno belle gonfie e cominceranno a dorarsi leggermente in superficie tiratele fuori, mettetele su un altro tagliere e spennellatele subito con poco olio, magari aromatizzato con qualche rametto di rosmarino.

Tenetele sotto un canovaccio e portatele in tavola ancora tiepide, saranno super soffici!


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